Cosa significa il nome tartufo?
“Tartufo” deriva dall’espressione latina “terrae tufer”, escrescenza di terra dove verrebbe utilizzato “tufer” al posto di “tuber”.
Il tartufo è conosciuto fin dall’antichità: è sempre stato considerato misterioso e mitico.
La sua antica presenza è certa presso i popoli mediterranei, e le prime notizie compaiono nella “Naturalis Historia” del latino Plinio il Vecchio (79 d.C.) da cui si deduce che il tubero era molto apprezzato sulle tavole romane che avevano conosciuto e piaceva agli Etruschi.
Si narra che i babilonesi lo conoscessero già nel 3000 a.C. e abbiamo prove della sua presenza anche nella dieta dei Sumeri e al tempo del patriarca Giacobbe, intorno al 1700 a.C.
La sua fama crebbe dalla Mesopotamia alla Grecia, dove nel I secolo d.C. il filosofo Plutarco di Cheronea formulò la fantasiosa ipotesi secondo la quale i tartufi sarebbero stati generati dalla combinazione di acqua, fuoco e fulmini scagliati da Zeus/Giove vicino una quercia a lui sacra, e questa fu poi ripresa anche dal poeta Giovenale: inoltre, essendo anche Zeus/Giove famoso per la sua attività amorosa, i tartufi erano considerati afrodisiaci, tanto che il medico greco Galeno scrisse che erano molto nutrienti e che induceva il piacere erotico.
In epoca romana il tartufo era molto apprezzato per il suo sapore e aveva un prezzo elevato per la sua rarità, per la sua difficile reperibilità: le prime ricette a base di tartufo si trovano nel “De re coquinaria”, opera di Marco Gavio intitolata Apicio, famoso gastronomo vissuto ai tempi dell’imperatore Tiberio.
Durante il medioevo il tartufo era considerato “cibo del diavolo” e bandito da ogni dieta: si credeva che fosse velenoso, e questo dipendeva dal fatto che potesse crescere in terreni dove c’erano nidi di vipere, strumenti di ferro arrugginiti o anche cadaveri o carcasse.
Il tartufo non solo fu riscoperto, ma divenne anche un grande protagonista delle tavole aristocratiche durante il Rinascimento: basti pensare che Caterina de Medici portò alla corte francese il tartufo bianco che cresceva nel Castello Mediceo di Cafaggiolo a Barberino di Mugello (FI) nel 1500.
La pratica di utilizzare il tartufo per insaporire le pietanze si diffuse nel 1700, una volta abbandonata l’abitudine di condire i cibi con notevoli quantità di spezie: questo uso si afferma in diverse corti europee, soprattutto in Francia, dove si prediligeva il Nero Prezioso (Tuber melanosporum Vitt.) e in Italia dove si è affermato il consumo del Tartufo Bianco (Tuber magnatum Pico).
Oggi anche la fama del tartufo è molto forte: è considerato uno dei cibi più pregiati in assoluto, uno dei preferiti dai professionisti dell’alta cucina.
Famosi amanti del tartufo
Carlo Vittadini
CARLO VITTADINI (botanico e micologo) scrisse la “Monographia Tuberacearum” (1831) dove per la prima volta classificò scientificamente le diverse specie di tartufo, tanto che molti tartufi contengono nel loro nome scientifico la sigla Vittadini (Vitt.).
Gioacchino Rossini
GIOACCHINO ROSSINI, grande amante del tartufo, lo utilizzava in numerosi piatti: il più famoso rimane il “Filetto alla Rossini”.
Conte Camillo Benso Di Cavour
IL CONTE CAMILLO BENSO DI CAVOUR richiedeva spesso il tartufo per i menù ufficiali, e quindi il prezioso tubero favoriva le relazioni diplomatiche con l’estero.